Tempo, dimmi chi sei, perché veloce
scorri nel lento andare dei secondi,
e vai e vieni con arcana voce,
e vieni e vai fugace e ti nascondi.
E pulsi, pulsi eterno e sei la croce
del vivere che cinico diffondi
in esistenze labili e, feroce,
lo discacci in segmenti vagabondi.
Questo io so di te, che l’illusione
dai dell’essere, e solo d’un momento:
già del passato sento l’aggressione
e del cosmo infinito lo sgomento
nel continuo morire alla pulsione
d’atomi in fuga in un acceso spento.