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Archeologia industriale di Roma. Marco Biffani
ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE A ROMA
Non tutti sanno cosa sia l’Archeologia Industriale e dove si trovino esempi a Roma. Si tratta in genere di impianti industriali importanti, usati secoli or sono per risolvere servizi necessari alla città e poi abbandonati perché superati, obsoleti. Il progresso li ha resi ormai quasi inutili. Diventano monumenti del passato. Raccontano come si sono risolti taluni problemi indispensabili. Anche per la ricerca. Come la antica Vasca Navale nei pressi della Via Ostiense, dove si sperimentavano i profili degli scafi e dei natanti, poi sostituita dall’analoga ed avanzata Vasca Navale sulla via di Vallerano. Alcuni vengono riutilizzati per altri impieghi in genere culturali. Il Mattatoio, chiamato dai Romani, l’Ammazzatora, divenuto sale universitarie, biblioteche, per incontri sociali, ma in parte lasciati come ambienti tecnici a campione della lavorazione delle carni. La centrale elettrica Montemartini sulla via Ostiense per fornire Roma di parte della corrente elettrica necessaria anche per la città, tramvie e filobus, divenuta un museo di statue e reperti antichi. Il Gasometro o Luxometro, una struttura metallica cilindrica alta una novantina di metri con un diametro di sessantatre (che era il più grande d’Europa). Riforniva di gas per l’illuminazione e la cottura dei pasti, distillando il carbone cocke. Arrugginito, senza più il cilindro centrale che saliva e scendeva in funzione del quantitativo di gas stoccato al momento, giace abbandonato vicino ad altri tre gasometri più piccoli, costruiti precedentemente. In una zona di circa dodici ettari dell’ENI in cui ha creato una scuola di formazione e si presta ad eventi che riguardano l’innovazione a 360 gradi-
Nelle mie peregrinazioni culturali in città sono sempre alla ricerca di cose per me nuove e interessanti. Non conoscevo il Gasometro e, volendo saperne di più anche della zona circostante, sono andato e nei pressi ho trovato l’ingresso di quella che sembrava una caserma dei Vigili del Fuoco. Ho chiesto di poter entrare e sono stati gentilissimi. In particolare il capoturno Carlo Frate, che mi ha fatto visitare quello che era il Magazzino dei Mercati Generali di Roma. Il deposito delle derrate alimentari e gli approvvigionamenti della città, trasformato nel Deposito dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile. L’attuale Istituto Superiore Antincendi che occupa i quattro grandi fabbricati affiancati che costituivano il magazzino. Questi erano collegati con l’antistante porto fluviale sul Tevere, mediante due enormi carri ponte, che sollevavano i materiali dalle chiatte che arrivavano via fiume per stoccarli all’interno. Dalla parte opposta di Via Ostiense, i veri e propri Mercati Generali (ora smantellati), distribuivano le merci all’ingrosso che prendevano la via dei negozi e dei mercatini di prossimità. La Scuola Superiore Antincendi è destinata alla formazione e aggiornamento dei quadri del Corpo, ad eventi e congressi alla ricerca di soluzioni in tema di sicurezza, prevenzione e protezione dagli incidenti, anche per ingegneri, architetti, geometri e periti. Di alloggi degli allievi ed i partecipanti, di aule didattiche, come sede diagnostica del Servizio Sanitario Nazionale del Corpo. Anche futura sede di un museo. Come luogo di riferimento internazionale della Cultura della Sicurezza, su un’area di circa 23.000 metri quadrati.
Come ben descritto nel saggio di Laura Barreca per il Ministero degli Interni, ne “I Magazzini generali in Roma”, la zona Ostiense, fuori delle Mura Aureliane, si prestò alla industrializzazione di una città divenuta di recente Capitale di una nazione. Fu merito della giunta di Ernesto Nathan, sindaco di Roma, dal 1907 al 1913, ad intuire necessità, trovare soluzioni ed a far costruire materialmente impianti industriali per i servizi. In una città per secoli gestita da Papi. “Fu il promotore del programma di industrializzazione predisposto nel 1909 dal Piano Regolatore di Edmondo Sanjust di Teulada”, quindi la Centrale elettrica per tranvie ed illuminazione, il gasometro per i servizi, il mattatoio, un Porto Fluviale, ponti mobili, ferrovie ed i Magazzini Generali che costituiscono il più grande impianto di Archeologia Industriale di Roma. Servito da strade e linee ferroviarie per la veicolazione “per un commercio diretto sia con il centro cittadino che con le zone limitrofe”. “Il progetto completo prevedeva una spesa complessiva di due milioni di lire oltre la concessione gratuita di cinquantamila lire per cinquant’anni, come esercizio privato”. Ma Nathan non ebbe la fortuna di inaugurare ogni cosa che aveva programmato, da Sindaco, ma in tutte ci fu la sua mano, il suo ottimo intuito la scelta di progetti, collaboratori e la gestione puntuale, trasparente ed onesta. (Marco Biffani)