La connessione

A Giusi, che da lassù continua a vigilare su di noi
I
“Giusi chi?”
“Giusi B.”
Non ci faccio nemmeno caso.
Ormai qualsiasi cosa succeda in internet, potrebbe rientrare nella più scontata normalità.
Avevo inserito come chiave di ricerca “giusi”, quasi in un disperato tentativo, intriso di speranza, di riuscire a contattare Giusi per continuare quelle nostre discussioni sull’educazione dei bambini .
“Eccomi zio”, fu la risposta scritta apparsa sullo schermo.
Giusi era una mia nipote che, a sua insaputa, all’età di 10 anni mi aveva reso, per l’appunto, zio. Ricordo quando, dopo la sua nascita, spiegai a mia mamma, con suo grande stupore, come venivano concepiti i figli e come si poteva partorire. I cavoli e le cicogne non c’entravano niente.
Avevo letto tutto in un libro di educazione sessuale dal titolo emblematico: Il mondo di Eva.
Diventata adulta, Giusi con me aveva condiviso diverse opinioni circa i processi educativi e formativi dei bambini. Ogni qualvolta tornavo in Sicilia, almeno due/tre ore erano sicuramente dedicate al dibattimento su quelle che, secondo noi, avrebbero dovuto essere le corrette modalità educative. Lei, maestra elementare, considerava i bambini soggetti dotati di personalità con i quali bisognava trovare, per ognuno, il giusto strumento formativo. Condividevo questo suo pensiero, ma non ci trovavamo d’accordo sul ruolo dei genitori, posti su un piano amichevole, secondo lei, necessariamente espressioni di autorità, secondo me.
II
“Ciao Giusi, come… ?” Non sapevo come continuare. Chiedere ad un corpo morto “come stai” era logico? Mi pareva istintivamente di no, ma poi glielo chiesi. “Come stai?” Il riferimento era all’anima, al modo violento con cui se ne era andata e, soprattutto, come si sentiva per aver dovuto abbandonare l’educazione del figlio che qualche anno prima aveva partorito.
Giusi, pur soffrendo di un ipotiroidismo che le creava qualche problema di salute, non aveva malattie che avrebbero potuto far pensare ad una morte prematura. Ciò nonostante, a 36 anni improvvisamente, da una anonima sala di pronto soccorso, partì per il suo ultimo viaggio. Infarto, ci venne detto.
Iniziò col ribadire i suoi pensieri espressi nella vita terrena. Disse che anche da lassù, pur avendo migliorato il punto di vista, gli accadimenti terreni continuavano a darle ragione circa la validità dei suoi metodi educativi. E, soprattutto, aggiunse, con i figli bisogna essere capaci di assumere, per ogni occasione, l’atteggiamento più consono, adattandosi alla situazione del momento, un po’ come fa l’acqua con l’oggetto che la contiene.
“E con la coerenza come la mettiamo?”
“La coerenza? C’è, profondamente presente. Essere coerenti non vuol dire che non bisogna mai cambiare idea ma, al contrario, mantenere sempre dritta la barra del timone sulla rotta dei valori etici cui ci ispiriamo”.
“Vuoi dire che si può chiedere l’irraggiamento provocato dal sole, come anche la presenza della luce lunare?”
“Certamente. Entrambi possono essere espressioni di necessità terreni, egualmente importanti, seppure contrastanti”.
“Mah! A volte mi sembra che chiedere non serve a niente, tanto è già tutto deciso”.
“Si? E da chi?”
“Ma dal Buon Dio, benedetta ragazza. E tu, che gli sei vicina, sicuramente puoi saperlo meglio di me”.
“Infatti, è proprio per questo che ti dico che ti sbagli”. E aggiunse: l’uomo è artefice del proprio destino, anche se a volte da quassù ti verrebbe voglia di cambiare tutto. E ti assicuro che a Lui sarebbe possibile. Ma, coerentemente, lascia stare tutto in mano agli uomini. Ricordi quando parlavamo del libero arbitrio?
“Certo che lo ricordo. E quante litigate per questo argomento”.
“Appunto. Ti confermo che il principio su cui si basa il developing terreno è proprio ispirato al libero arbitrio. Il Padre nostro ha creato questo mondo e lo ha affidato a noi, alle nostre forze ma anche alle nostre debolezze”.
“Quindi noi uomini saremmo responsabili di tutto ciò che accade?”
“Certamente. E aggiunse: ti rendi conto? Se così non fosse, di chi mai potrebbe essere la responsabilità?”
“Vabbè, lasciamo stare questa storia, tanto sai bene che non mi convincerai mai. Piuttosto, parlami di te, dei tuoi ultimi momenti terreni e delle tue paure.
III
“Delle mie ultime paure?”
“Si”.
“Ma tu le conosci benissimo. Sai bene che a parte il dispiacere per il dolore che voi miei cari avreste provato di lì a poco, in particolare mia mamma, io ero addolorata perché non avrei potuto portare a termine la formazione di mio figlio, la cosa che più mi stava a cuore.
E aggiunse: ricordi? Eri appena sposato, io ancora ragazzina, ma già dissertavamo sui compiti di ogni genitore, le punizioni ai figli monelli o, piuttosto, le gratificazioni.
“Eccome se ricordo. Come ricordo la tua teoria che non prevedeva mai alcuna punizione corporale, fosse pure un semplice schiaffo”.
“E certamente!. Mica la verità è in assoluto la tua!”
“Concordo su quest’ultimo punto, anzi sai bene che del dubbio ne faccio una bandiera. “Tuttavia, credo che dei punti fermi ci vogliano”.
“Non c’è dubbio!”
E riprese: comunque ora, visto che posso, ti do una certezza. Se si è animati dalla volontà di fare bene, qualsiasi cosa fai, anche quella che inizialmente può sembrare sbagliata, sarà quella giusta. Pertanto, non arrovellarti a pensare cosa è giusto e cosa è sbagliato, ma pensa solamente ad agire per il conseguimento del bene, nella sua accezione filosofica.
E ancora: ora posso farti i complimenti!
“A me?”
“Si, a te”.
“ E perchè”?
“Perché hai fatto tanti errori durante il periodo educativo di tua figlia, ma ora, finalmente, ti stai comportando bene, non ponendoti più come il re sulla sua suddita ma, con autorevolezza, hai cominciato a porti al suo fianco. Così sono d’accordo con te.
IV
Infine, quasi congedandosi, chiese scusa.
“Scusa? E per cosa?”
“Perché da quassù, a volte, attraverso alcune provocate coincidenze di eventi, riesco a condizionare certe scelte di persone a me care, come ad esempio capita a volte con mio figlio. Lui non lo sa, ma a volte i suoi si o i suoi no, pur essendo da lui pronunciati, sono dipesi da me”.
“Non capisco, risposi. Mi spieghi meglio?”
Non vi fu risposta. Era, evidentemente, caduta la connessione.
Altri tentativi di collegamento non sono mai più riusciti.

Un immaginario collegamento, attraverso internet, con il mondo dell’aldilà.