La strada della fede
I
Ti rifiutai a lungo, o mio Signore,
perso nella ragione e i suoi pensieri,
ma piansi il vuoto dei miei giorni, neri
d’ansie bugiarde nel passar dell’ore.
E più io m’ostinavo in quel grigiore,
più mi perdevo, e sempre più insinceri
apparivano i giorni, nei misteri
d’un nulla impenetrabile, incolore.
Ma un’esigenza ha scosso la mia vita,
fuggire l’ansie del nulla, ed ha ceduto,
da un dubitare inverso convertita,
la caparbia ragione, or son venuto
Signore, a te: ho fatto la salita
su, fino al luogo in cui t’ho conosciuto.
II
Quando il mare sconvolto vien dal vento
o sotto il sole placido riposa,
o quando le montagne si fan rosa
nel cielo dell’aurora sonnolento,
quando la luna, su, nel firmamento
risplende con le stelle misteriosa,
è lì che vedo Dio, or più non osa,
presa dall’altro dubbio, turbolento,
argomentare, fredda, la ragione:
ma se Dio c’è? Sì, c’è, ne ho il sentore
nel cantare d’un grillo e l’emozione
sboccia, che fa parlar dischiuso il cuore:
negli occhi d’un bambino – è un’illusione?-
sento che lì c’è Dio, il suo fulgore.