Giro di Do
Dolenti note alla deriva, in mare,
suonate da un’orchestra senza fiati
con gli umili strumenti da accordare
dietro spartiti spesso sgangherati.
Regala l’onda, echi poco intonati
all’orecchio assoluto del migrante
che sogna arrangiamenti moderati
mentre veleggia in sordina il natante.
Misero attacco di un crescendo andante,
di un ritornello dai soliti accenti:
al centro l’uomo, sul palco inquietante,
di fronte, spettatori indifferenti.
Falso interessamento dei potenti
sul pentagramma delle leggi astruse,
intanto un bimbo dai pensieri spenti
scorge la madre abbracciare meduse,
sola, tra i flutti; in coro, bocche chiuse:
canone inverso ricco d’utopia
scritto su scale armoniche confuse,
fuori dal rigo, senza melodia.
La partitura della sinfonia
affidata alle tasche del nocchiere
e al virtuosismo della sua bugia
presto affondata nelle acque straniere.
Si odono venti di nuove preghiere
cantate al cielo, con disperazione,
nei vari approdi di terre costiere
da genti unite dall’indignazione.
Dov’è, l’autore di questa canzone
scevra nel testo, antica, da cambiare!
Troppo complessa questa operazione:
troppo diversi, i versi, da integrare.
Ascolta il testo interpretato da Rodolfo Vettor: