Io che sono la Natura
Adesso guardami
Tu creatore di quel silenzio che fa paura
Perché è a te che voglio presentarmi
Io che sono la Natura.
È la forza delle acque del mare
a scorrere nel pianto mio
La più alta voce dei venti s’avverte urlare
Nel grido mio
È la potenza del tuono ad echeggiare
Nel battito, del cuore mio
È rosso e come fosse lava sa bruciare
Il sangue mio
Solo i fiori di primavera sanno profumare
Il corpo mio
Puro come l’ultimo soffio vitale
Esalato dal corpo del più innocente animale
È il respiro mio
E, se pur ancor pieno di coraggio
Triste è lo spirito mio
Che come quello dell’albero più saggio
Dall’alto della sua impotenza, osserva del suo tempo il veloce svanir
Dell’aria l’avvelenarsi
Dell’equilibrio più antico l’arruginir
Dei mari e dei fiumi lo scurirsi
Dei fiori e di ogni creatura lo spietato morir.
Tutto nel nome di un falso padrone
Che più dell’amore
e mai di mia invenzione
Solo in te, uomo, ha trovato l’ignobile valore.
E guarda! Della grandezza del Mondo ne hai fatto prigione
E ovunque si respira il dolore
Dimenticando la compassione
Così della Terra ti sei proclamato il signore.
E pensar che la parola ricevesti in dono
Per raccontar della vita l’infinita bellezza
Fatichi invece perfino nel chieder perdono
A chi per prima, t’offri del principio, la carezza.
Nell’euforia del potere però, sta attento uomo: non ti devi scordare
Che al pari di ogni creatura
Sei preda del tempo che non si può fermare
E del corpo tuo, figlio della Terra, solo ne resterà il ricordo della sua più bella fioritura
Perciò ascolta bene: se il tuo “io” riuscirai ad abbandonare
Tu, che del tuo male ne sei la causa e ne sei la cura
E se con gli occhi di un bambino il Mondo tornerai a guardare
Quando giungerà ciò che pare l’addio e nessuna parola più potrai pronunciare
Allora quel silenzio non farà più paura
Perchè all’anima tua crederò ancora io, che sono la NATURA.