Due dialoghi con sangue
Dialogo tra il bambino pescatore e il mostro del buio.
Bambino pescatore: Quali notti mi son visto indietro, che disseminavano speranze tra i porti, tra le onde di un arcano micidiale? Ma non so che altro pensare, fosse anche qualcosa di evidente. Ah! Ecco che arriva il mostro del buio. Lo voglio beffeggiare e poi cacciare; in fondo non serve più a niente: potrebbe solo disturbare i sonni patetici dei figli del mare, quella oscurità ingannatrice!
Mostro del buio: Ridono le favelle con le nuove navi gigantesche, i fanciulli che parlano da vecchi. Ma chi sono? Non temono forse più la mia veneranda àncora di salvezza? Sopravvivo privo di una certa risposta, io che dovevo calare le funi, il re Mida delle confutazioni bambinesche.
Bambino pescatore: Piangono le notti tempestate di diamanti, ma la speranza della luce l’abbiamo persa sempre. Abbiamo vinto nel nostro scheletro. Venerabile oscurità, saggezza condottiera, sei sconfitto e tu lo sai. Lo siamo anche noi.
Dialogo tra Dio e una vedova di guerra
Dio: Una sola io sono, e potrei esser chiamata anche Natura, ma nessuno mi sente più che con le rachitiche formule d’un tempo spirato. Sia tornato Belzebù? Le mie preghiere si fanno confuse tra i suoni delle città metropolitane, tra i campestri focolari scoppiettanti. Le mie preghiere si fanno confuse: sembra che l’estremo egoismo si perda nell’estrema inconsistenza. Le mie preghiere si fanno confuse.
Vedova di guerra: Chi lo sa chi c’è lassù? E’ meglio partire prevenuti e non offendere nessuno. Speriamo! E’ da 30 anni che i Generali e i Caporali me lo hanno portato via. Prego tutti i santi giorni. Un giorno me lo farete riavere, mio marito. Me lo farete riavere!!!
Dio: Ehi! Ehi! Pregano come se parlassero al telefono, o scommettessero ai cavalli. Il rito… il rito. Mi hanno ucciso! E poi mi sposano con la Natura come se non fossi io stessa quella cosa là. Ma io, io sono un TRANS.