Ho visto le scarpe bucate
Cerchi di chiodi come i tuoi buchi nelle mani.
Occhi persi in un tappeto di legno
a sostener dolore i tuoi,
per passare lacrime i miei.
Ho corso.
Ho saltato sui sassi al fiume,
sui sogni nel cuscino del cuore,
dove affogavo il viso credendo di metter via
la tristezza.
Pregavi in piedi, parevi colonna al cielo,
alto, bello, bianco, io germoglio tuo a cercar
parola piena nel silenzio di Dio,
nel lago, dimora stonata e buia.
Due padri m’han detto d’avere,
d’appoggiarmi a quattro mani giorno e notte,
m’han detto di fare.
L’ho fatto, e con due son caduto,
con l’altre ho mangiato.
Pregavo in piedi, assomigliavo a te.
In castigo, a ginocchia chiuse, piangevo e non mi vergognavo.
In chiesa nemmeno mi appoggiavo al cuscino
per non far vedere i buchi nelle scarpe,
le suola bucate.
Eravamo uguali, tu in ginocchio ed io in piedi,
e vedevo le scarpe bucate a specchio.
Tu eri il padre ed io il figlio e facevamo croce
a due buchi di chiodo sulle suole.