Le poesie di Adriana Pedicini all’Expo di Milano
Dieci liriche della poetessa sannita accompagnano le opere dell’artista polacco Rapsa
Qui l’evento: RAPSODIA
«Una grande soddisfazione. Il riconoscimento del valore di un testo scritto è sempre un’importante gratificazione e poi, purtroppo, nel contesto in cui viviamo è sempre difficile. Questa, invece, viene da lontano e fa ancora più piacere».
Commenta così Adriana Pedicini, già docente di lettere classiche nei licei, scrittrice e poetessa che ha incassato un bel riconoscimento. Le sue poesie saranno all’Expo di Milano, scelte per interpretare le opere del più importante artista polacco Krzysztof Rapsa.
Un invito ricevuto dall’Associazione Scrittori Polacchi e accolto dall’Iplac, il circolo Insieme per la Cultura. Il risultato è una magnifica mostra itinerante nelle più importanti città europee ed ora a Milano, in occasione dell’Expo e nel cui catalogo in sei lingue figurano i poeti e gli scrittori selezionati.
Con Adriana Pedicini anche Marco Mastrilli, Manola Pieruccioni, Aurora De Luca, Claudio Florentini, Franco Campegini, Anna Ladoga, Elisabetta Freddi, Antonella Rizzo, Carlo Sorgia, Antonella Antonelli e Stefano Iatosti.
«Un’occasione nata semplicemente partecipando ad una selezione – prosegue Pedicini -. Avevamo ricevuto delle foto di alcuni dipinti e dovevamo suggerire dei versi che potessero accompagnarli. Così ben dieci delle mie poesie sono state scelte per questo progetto».
La mostra sarà inaugurata il 30 aprile. Delle precedenti pubblicazioni di Adriana Pedicini ricordiamo “I luoghi della memoria”, “Sazia di luce” e il volume di poesie “Noemàtia”.
Ed ecco, di seguito, due delle poesie di Adriana Pedicini scelte per il progetto.
Mattino
L’aria diafana
del mattino
traluce
nelle crepe dell’anima,
solchi sottili
avidi di semi di primavera.
Salgono nuvole
umide di lacrime antiche
verso il tremulo confine
di verdi colline
all’orizzonte.
Rondini
Gocciola nelle vene desiderio di vita
al brillìo dell’ultimo sole
quando nel cuore s’accovaccia
di caldo respiro empiendo
le vele dell’anima nelle gote
rugose rannicchiata
e nei tuoi occhi vividi
a trapassare grigia nebbia
dai filari tagliata
nei meriggi autunnali
mentre contempla il volo
dell’ultima rondine
garrire penoso rondò
di insicuro ritorno.