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Le determinazioni dell’essere
stanno come fulmini abortiti
dimenticati dardi
nell’oscura faretra del dio
del tutto assenti
a noi (perduti)
alla ricerca disperata d’amore.
Sferza il vento
ciò che resta del mare invernale
nel timido inchinarsi
del mio pensiero al sole
mentre mi osservo libero
e in fondo sempre uguale.
Io
sono anche noi
come stormo di rondini a venire
come il segno di benevoli lune
a questa assenza impalpabile
degli usati perché.
Ora anche tu non dirmi
che non sei stata (mai) felice
quando vibrava la tua pelle al lume
dei pensieri senza tempo
e tu eri me
ed io il cielo.