Leonardo Magnani si muove nelle parole con l’agio e il tormento di chi le vive nella forma di gioco e di giogo, insieme. Dipende, da vero poeta, dal loro dettare dentro : è parlato da esse e scritto dal loro pressare interiore che si fa esigente… Il gusto per le rime e le assonanze, per una poesia , cioè, che suona, non ha però niente a che vedere con quell’elogio del significante che tanto novecento in pensione, anche in questo nuovo millennio, ha praticato, e lasciato in eredità permanente; qui ci troviamo di fronte all’intemperanza bambina, infante e rockettara, dura appunto e fragrante, di un verso bislacco e inerme, belluino e tenero…
Dalla prefazione di Giacomo Trinci